domenica 28 febbraio 2016



Se mi chiedi dove e quando nasce un pensiero, so risponderti. Nasce ovunque, tra le pieghe di una giornata stropicciata, mentre ordini gli istanti di una vita qualunque, negli occhi di gente che non incontrerai più o di coloro che incontri ogni giorno.

Può nascere perfino in una stanza poco illuminata, con sirene d’ambulanza di sottofondo e un chiacchiericcio allarmato, dove due persone, una che sa usare le parole, e un altro che le sa recitare, decidono di emozionare il pubblico. E il pensiero prende vita, su pagine scritte nel tormento della follia, e si cristallizza in volti, uno dopo l’altro: il vecchio abbandonato, la vecchietta che fa i maglioni, l’adolescente scanzonata, la moglie velenosa, il marito incerto, l’amante perduta, l’infermiera svogliata e il medico rispettoso delle regole. E sotto una sapiente regia, tutti salgono sul palco illuminato, al ritmo di una musica che già porta dentro la storia, e la modifica, rendendola più vivace, in smorfie, battute e lacrime.

Un pensiero nasce da una distrazione, un attimo di vita, ed è lì, pronto ad ammaliare in uno sguardo, a sorprendere in un gesto, a colpire con una parola.

Distratti, gli attori lo portano in scena e lo regalano al pubblico. È il trionfo di un momento, assaporato dopo lunghi mesi di prove, risate e commozioni. Mesi di emozioni che traboccano sul palco e si volgono in un sorriso e in un battito di mani che esalta.

Insieme ci divertiamo, senza perdere di vista ciò che fa soffrire o emozionare, sperando che il nostro sorriso arrivi lì dove serve.

Noi, distrattamente attori, registi, scrittori.

Noi, i Distractors.

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